Chi vince si guadagna la fama perpetua? Non sempre. La storia di Dorando Pietri alle Olimpiadi del 1908 è il classico esempio di vicenda in cui il perdente si guadagna la simpatia unanime della platea e viene ricordato più del vincitore. Umile pasticcere emiliano, il suo nome è legato indissolubilmente alla maratona delle Olimpiadi di Londra del 1908.
Un giovane pasticcere alla maratona
Dorando Pietri era nato a Correggio nel 1885 in una famiglia contadina e lavorò fin da giovane come garzone in una pasticceria di Carpi, dove i suoi si erano trasferiti. Caratterizzato da un fisico brevilineo - non arrivava al metro e sessanta – pare che esordì nell’atletica nel 1904 reggendo in gara il ritmo del famoso podista Pericle Pagliani. In seguito vinse altre gare qualificandosi per i Giochi olimpici intermedi di Atene, dove però dovette ritirarsi per problemi intestinali mentre era in testa.
Ormai considerato il miglior corridore italiano, Pietri ci riprovò in occasione della maratona delle Olimpiadi di Londra del 1908. La manifestazione si tenne il 24 luglio, in una giornata particolarmente calda, con partenza dal Castello di Windsor. Nei primi chilometri si portarono in testa tre atleti inglesi mentre Pietri si teneva a debita distanza. Il podista emiliano aumentò l’andatura nella seconda parte del percorso, rimontando varie posizioni fino a portarsi al secondo posto dietro il sudafricano Charles Hefferon.
Al 39º chilometro Petri sorpassò Hefferon portandosi in testa. Sebbene tutto lasciasse pensare a un suo trionfo, negli ultimi due chilometri l’atleta italiano iniziò ad accusare la stanchezza dovuta al ritmo alto e al caldo. Cominciò così il suo dramma sportivo che l’avrebbe consegnato all’immortalità. Poco lucido, all’ingresso dello stadio sbagliò percorso e i giudici lo costrinsero a tornare indietro ma Pietri cadde a terra esausto. Gli ufficiali di gara lo aiutarono a rialzarsi e lo sorressero. Pietri ormai faticava a stare in piedi da solo e crollò altre quattro volte, ma riuscì a tagliare il traguardo per primo con l’aiuto di un giudice e un medico con il tempo di 2h54'46".
Il dramma sportivo e la fama
Quindi svenne e fu portato via in barella mentre il secondo classificato, l’americano Johnny Hayes, tagliava il traguardo. Gli statunitensi presentarono un ricorso immediato per l’aiuto ricevuto da Pietri, il quale fu squalificato e cancellato dalla classifica. La sua vicenda commosse il Regno Unito e il resto del mondo: la regina Alessandra volle premiarlo con una coppa d'argento dorato mentre il creatore di Sherlock Holmes, lo scrittore Arthur Conan Doyle, organizzò una raccolta fondi per permettergli di aprire una panetteria.
Dopo la gara divenne una celebrità in tutto il mondo. Nel novembre 1908 al Madison Square Garden di New York si tenne la rivincita tra Pietri e Jonny Hayes: una maratona a due che l’italiano vinse staccando lo statunitense nell’ultimo chilometro. Nel 1911 a Parma ci fu la sua ultima corsa sulla distanza di 15 chilometri. Poi lavorò nel settore alberghiero e visse gli ultimi anni a Sanremo fino a quando morì nel 1942. Le immagini di Dorando Pietri alle Olimpiadi del 1908 rimarranno però nella storia dello sport per sempre.